domenica 12 dicembre 2010

Le “cerase” di Pimonte, mostri di bont


 

Le “cerase” di Pimonte, mostri di bontà
Dal monte ai cui piedi mi sono per un po’ soffermato, il Vesuvio, mi sposto verso altre montagne, forse meno note, ma non per questo meno affascinanti. Mi dirigo verso i Monti Lattari, la catena montuosa, istituita a Parco Regionale, che rappresenta il prolungamento occidentale dei Monti Picentini dell'Appennino Campano, costeggia l'Agro nocerino-sarnese e si protende infine nel mar Tirreno formando la Penisola Sorrentina.

Più precisamente la mia meta è rappresentata, stavolta, da un piccolo paese situato in uno dei punti suggestivi di queste montagne. Si tratta del Comune di Pimonte, il cui abitato si divide in due zone principali: un’area pedemontana e collinare e una montana, ricca di sentieri di cui alcuni sopravvivono sulle tracce di antiche mulattiere. Questi conducono in zone di suggestivo fascino naturalistico e di grande interesse storico, come la cresta del Monte Pendolo e l’area cosiddetta del “Belvedere”.

E’ un luogo particolare, immerso nel verde, eppure non troppo lontano dal limpido mare della costiera sorrentina, in cui la bellezza naturale del paesaggio è impreziosita dalle testimonianze storiche lasciate dall’uomo, come i due castelli di Pino e Pimonte, fondati dagli Amalfitani, al tempo in cui la città si era costituita Repubblica Marinara, per difendere le zone interne dei propri domini dalle invasioni longobarde e saracene. Ma l’uomo ha inciso sul paesaggio naturale anche grazie ad altri importati interventi, come le coltivazioni avviate lungo i fianchi della montagna, tra le quali si distinguono quelle che rappresentano il vero motivo della mia visita in questo piccolo paese montano: le coltivazioni di ciliegie. La ciliegia può vantare una lunga e antica tradizione in Campania.

Apprezzata fin dal tempo dei romani, appare, al pari di altra frutta campana di pregio, raffigurata negli affreschi pompeiani, anche se le prime vere testimonianze storiche della sua presenza in Campania risalgono al 1550. Queste attribuiscono l’introduzione della cultura del ciliegio nel napoletano a Gaspare Ricca che, sposando una nobildonna di Marano, divenne proprietario di un ampio appezzamento di terreno che si estendeva fino all’attuale quartiere partenopeo di Pianura.

La denominazione 
“Arecca”, che oggi individua la collina di Marano e la cultivar di ciliegie prodotte in quest’area, (la Della Recca), deriverebbe appunto dalla deformazione del cognome del proprietario, Recca. Nei secoli scorsi, durante il mese di Giugno, i muli facevano di continuo la spola tra le colline di Chiaiano e Marano e i magazzini dove avveniva la sistemazione delle ciliegie nelle cosiddette “varriate”, grandi ceste rettangolari, sostituite in seguito dalle “ cerasare”, più piccole e pratiche.

L’elevata qualità della Ciliegia Napoletana ha consentito l’estendersi di questa coltivazione ad altre località della Campania, tra queste, appunto, i Monti Lattari e in particolare Pimonte. Sono numerose le varietà di ciliegia che si possono trovare nella nostra regione, quali la Malizia, la Lustra, la Cornaiola, la Francese, ma la mia attenzione è dedicata ad una varietà poco nota ma incredibilmente gustosa, la cosiddetta “Cerasa do’ mostro” di Pimonte, così amichevolmente chiamata dai contadini locali per la “mostruosa” dimensione che la caratterizza. Di forma tondeggiante, di colore rosso scuro, dalla polpa soda e succosa, si tratta di una varietà di ciliegia che matura tra fine giugno e prima decade di luglio, una ciliegia, dunque, appartenente alla categoria delle tardive.

Questa varietà di ciliegia rappresenta un ecotipo unico, sviluppatasi sicuramente grazie alla particolare geomorfologia del territorio che consente alle coltivazioni di beneficiare di un clima fresco, quasi alpino, mitigato, inoltre, dalle brezze che spirano dalla vicina costa. La particolare grandezza di questi frutti esalta le già importanti proprietà nutritive della ciliegia, ricca di potassio, acidi organici, ma anche calcio, fosforo e vitamine A e C. Caratteristiche organolettiche che la rendono un frutto dalla spiccata azione dissetante, particolarmente indicato quindi per il consumo estivo, da consumare fresco o anche come componente di marmellate, dolci, sciroppi e succhi: una delizia fresca e invitante per alleviare le giornate di calura.
Già pubblicato su: www.marigliano.net
Fotografie SEMA, 2009, Giuseppe Ottaiano © tutti i diritti riservati, la riproduzione di questa foto è vietata ai sensi legge 633/41 e successive modifiche e integrazioni.

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